Carla Accardi

<<[…] Una siciliana venuta a Roma due o tre anni fa ha sradicato da sé tutti quei pregiudizi e quel senso di falsa maternità (e modestia) per cui tutte le pittrici hanno la loro discendenza […] per la prima volta possiamo vedere, come non è affatto vero che una pittrice deve essere delicata a tutti i costi; anzi possa benissimo esprimere un pensiero con forza e un giudizio sulla forma più di un qualsiasi altro pittore.>> Cosi, nel 1952, Giulio Turcato definiva la pittrice Carla Accardi in occasione della sua mostra personale, e con queste parole è già chiaro a grandi linee il profilo di un’artista che occupa un periodo, come quello dopo la seconda guerra mondiale, peculiare e florido nell’esplosione delle sue forme espressive.

A partire dal 1945, infatti, il panorama artistico italiano fu caratterizzato da un dualismo di prospettive che vedeva da una parte i sostenitori della corrente realistica, i quali confluirono nel Fronte Nuovo delle Arti (FNA). Questo movimento nacque come un’alleanza tra artisti antifascisti che avevano come scopo quello dell’impegno nella trasformazione sociale e politica del paese. Nel 1946 il loro manifesto dichiarava <<[…] Pittura e scultura, divenute strumento di dichiarazione e di libera esplorazione del mondo, aumenteranno sempre di più la frequenza con la realtà; l’arte non è il volto convenzionale della storia, ma la storia stessa, che degli uomini non può fare a meno.>>

L’altro lato della medaglia era invece rappresentato da una ricerca di tendenza astrattista che si allontanava molto da quello che era il momento storico politico attuale, sbrigliandosi dalla forma concettuale socialista e cercando nella violenza dei colori, nel formalismo esasperato, un modo per esprimere la propria immaginazione, in una concezione tesa al superamento del reale. Alcuni artisti in favore di questa presa di posizione andarono a infoltire il gruppo che prese il nome di Forma 1 e al quale partecipò anche Carla Accardi. Gli appartenenti a questo gruppo, pur restando sostanzialmente antifascisti, perpetuavano un percorso che si arrogava il diritto di allontanarsi  dalla rappresentazione spaziale fittizia, in favore di forme astratte. Giunta quindi a Roma l’Accardi cominciò subito a frequentare lo studio di Gattuso, un ambiente ricco di stimoli e animato allora da molti giovani artisti e già da subito la sua personalità si espresse in favore di uno smantellamento di tutti i luoghi comuni che vestivano le pittrici da tempo immemore, quali delicatezza, canoni di bellezza compositiva, pittura realista e sempre legata a concetti sociali riconoscibili. La pittrice si allontanò da queste idee, considerate ormai stantie e decise di lavorare con sagome arrotondate, campite da colori caldi, agglomerati di cellule che ricordano un macroscopico particolare biomorfico. Conclusa l’esperienza in Forma 1, Carla Accardi decise di intraprendere un nuovo percorso personale, sperimentando nuove tecniche. La tela ora era posta a terra e il materiale utilizzato, la caseina, dava vita a forme bianche su fondo nero che esprimevano un’idea di antipittura bicromatica. Dal 1965 al 1981 l’Accardi rivolse la propria attenzione a un tipo di arte puramente materica, dipingendo direttamente su plastica, opere come “Triplice Tenda” sfondano la barriera della tela avvolgendo l’ambiente e facendo dello spettatore osservatore e esploratore allo stesso tempo. A partire dagli anni Ottanta Accardi tornò però alla tela tradizionale, sviluppando motivi astratti e pluralità infinite di forme e colori con le quali ancora oggi dimostra di essere perfettamente attuale nel panorama dell’arte contemporanea.

Giulia Garzia

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